Il 4 maggio 2020, in provincia di Udine, si è verificato un incidente stradale: una Mercedes con due persone a bordo è uscita di strada e si è schiantata poco più avanti. Purtroppo, la terza persona a bordo ha perso la vita, mentre l’altro passeggero è sopravvissuto.
Le autorità hanno incontrato difficoltà nel ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente e l’identità del conducente del veicolo. Tuttavia, grazie alla testimonianza di un camionista, è emerso chiaramente che alla guida della Mercedes si trovava il compagno della vittima, che è stato condannato a una pena di 4 anni di reclusione.
L’imputato è stato ritenuto colpevole di omicidio stradale aggravato dalla guida in stato di ebbrezza, ma gli è stata riconosciuta la diminuente legata al mancato utilizzo della cintura di sicurezza da parte della vittima e la riduzione prevista per la scelta del rito. Il suo difensore aveva concluso per l’assoluzione piena, ritenendo contradditoria la testimonianza del camionista.
L’avvocato ha affermato che ci sono margini di incomprensibilità, soprattutto riguardo al trattamento sanzionatorio, e ha annunciato l’intenzione di fare appello. Il procedimento era inizialmente incagliato nella difficoltà di stabilire dove si trovasse la vittima prima di essere proiettata fuori dall’abitacolo, ma il post su Facebook del camionista ha mutato le sorti del caso.
Le questioni riguardanti il risarcimento del danno che spetta di diritto alla famiglia della vittima rimangono ancora aperte.
