Una coppia trentina ha scelto di far nascere la loro bambina in casa, assistita da due ostetriche, cercando un ambiente intimo e lontano dagli ospedali. Tuttavia, la bambina era podalica e, a causa di complicazioni durante il parto, ha subito lesioni gravi che hanno causato una disabilità permanente. Nonostante gli avvertimenti della ginecologa e un cesareo programmato, i genitori hanno proseguito con il parto domiciliare.
Secondo l’inchiesta, le complicazioni erano iniziate due giorni prima del parto e la coppia era stata informata già a luglio 2017 che il feto era podalico, motivo per cui era stato programmato un cesareo. Nonostante ciò, la notte tra il 26 e il 27 settembre, con la rottura del sacco amniotico, la coppia e le ostetriche non si sono recati in ospedale. Quando i sanitari sono arrivati a casa, la neonata era in arresto cardiorespiratorio e ipotermica. La bambina è stata trasportata d’urgenza all’ospedale Santa Chiara di Trento, ma la mancanza di ossigeno aveva già causato danni irreversibili.
La sentenza ha condannato i genitori e le ostetriche a pene di tre e nove mesi (sospese) per lesioni gravissime. Il risarcimento per la piccola ammonta a 600mila euro, anche se l’avvocata curatrice della minore aveva chiesto un milione di euro.