Un regime alimentare a basso contenuto glicemico, prescritto con l’obiettivo di favorire la perdita di peso e il raggiungimento di una divisa di taglia media, è stato imposto non a un’aspirante modella, bensì a un’impiegata di un’azienda edile. Quest’ultima è stata sottoposta a umiliazioni e vessazioni da parte della sua superiore che, in aggiunta alla dieta restrittiva, le ha consegnato un clistere al momento dell’ingresso nell’azienda, con l’indicazione di utilizzarlo.
La Cassazione ha riconosciuto il diritto della donna al risarcimento per mobbing. Le offese, le denigrazioni e le molestie subite sono state provate attraverso testimonianze e una relazione medica. Tali abusi includevano intrusioni nella sfera privata e intima della dipendente. La donna, assunta tramite un’agenzia di lavoro temporaneo, è stata soggetta a richieste insensate.
L’invio di una mail diffamatoria a tutti i dipendenti, con un oggetto inequivocabile, ha ulteriormente evidenziato il clima ostile nei confronti della vittima. La difesa dell’azienda si scontra con la valutazione dei giudici, i quali riconoscono un danno biologico legato all’ambiente lavorativo, che merita di essere riconosciuto e risarcito.